venerdì 4 luglio 2008

Vitali (Pdl): allora intercettate anche me


L'on. Luigi Vitali, già sottosegretario alla Giustizia e relatore della famosa legge «salva Previti» parla della necessità di stoppare le tante intercettazioni a difesa della vita privata

BARI - «Se la privacy è un bene assoluto, lo deve essere per il signor Rossi, per il presidente Berlusconi, per tutti i parlamentari, per i componenti del Csm, per i giudici della Corte costituzionale e per tutte le alte cariche dello Stato».
«Credo - dice l'on. Luigi Vitali, già sottosegretario alla Giustizia e relatore della famosa legge «salva Previti», che è un diritto di tutti salvaguardare la propria vita privata, chiedere che le proprie telefonate restino riservate, se queste non hanno rilevanza penale. Altrimenti andrebbe pubblicato tutto di tutti».

Sarebbe disposto a chiedere la pubblicazione dei tabulati delle sue telefonate?
«A condizione che lo facciano tutti, anche io sarei disponibile. E non dovrebbe essere uno scandalo per nessuno, visto che in questi giorni si parla come di un diritto, dei cittadini di conoscere i fatti privati di personaggi pubblici e del dovere dei giornalisti di pubblicarli».

Pensa che il governo varerà il decreto legge per bloccare la pubblicazione dei verbali delle intercettazioni telefoniche?
«Credo di sì, ci sono tutte le condizioni perchè ciò avvenga. Vi è una chiara e netta presa di posizione del presidente del Consiglio su questo punto. La situazione si sta imbarbarendo così tanto che ogni altra forma di intervento legislativo arriverebbe dopo che si sarebbero provocati danni inestimabili all'immagine dei cittadini».

Dunque no alle intercettazioni?
«Solo per fatti penalmente rilevanti e per i quali ci sia stato un accertamento da parte di un giudice».

Quindi è favorevole oppure no al divieto di pubblicare le intercettazioni per decreto?
«La via maestra in questo campo credo sia il ripristino delle prerogative, a suo tempo previste dai costituenti, con l'art. 68 della Costituzione; e cioè la reintroduzione dell' immunità parlamentare. Perchè questa salvaguarderebbe il politico nell'esercizio del suo potere legislativo che gli deriva direttamente dal popolo. Nella fattispecie, invece, si rende necessario l'intervento urgente per
evitare che sui giornali finiscano fatti che non hanno nulla a vedere con l'esercizio del mandato parlamentare».

Crede che il provvedimento verrà controfirmato dal Capo dello Stato?
«Questo non posso dirlo perchè ciò rientra in una valutazione che non compete a me, ma al garante della Costituzione della Repubblica. Mi piace però ricordare che da sempre il Capo dello Stato è il garante dei ruoli istituzionali e della necessità di salvaguardarli, impedendo in ogni modo sconfinamenti».

Cosa intende dire Donadi dell'Idv quando fa riferimento alla «Lewinskj che non è diventata ministro?
«Donadi ha preso gli stessi difetti del suo leader che è già difficile capire quando parla, figuriamoci se si può interpretare quando pensa».

Intervista di Franco Giuliano
Da "La Gazzetta del Mezzogiorno", venerdì 4 luglio 2008, pag. 2

mercoledì 20 febbraio 2008

A proposito della "questione francavillese"

Roma, lì 20 febbraio 2008

Egr. Sig. Giuseppe BRUNO
Lachiazzafrancavillese
S E D E


Caro Giuseppe,

scrivo a Te perchè leggano i tuoi affezionati frequentatori del blog e per evitare di continuare ad assistere a questa telenovela dei pro e dei contro con conseguente beatificazione dei contro e fustigazione dei pro.

Avrai capito che mi riferisco alla famosa società Compensa rea di vedere, nella sua compagine societaria, niente di meno che un ex sottosegretario ed attuale parlamentare nonchè consigliere comunale di maggioranza ed un consigliere di minoranza di Francavilla Fontana.

Diciamo subito che mi aspettavo la campagna di stampa del solito giornalaccio che altro non è che l'esecutore materiale di progetti e propositi di ben individuabili lobbies economiche brindisine. Del resto conosco bene il sistema dei pupi e dei pupari per averlo sempre combattuto.

Non mi fa specie nemmeno la disinformazione di quel giornale, perchè e' frutto di un preciso mandato ricevuto, nè quella di tanti argonauti che gridano al disastro ecologico non sapendo di cosa parlano. A tal proposito, se mi permetti, vorrei tirarti benevolmente le orecchie perchè anche tu ti sei fatto trascinare in questa battaglia senza, cosa veramente strana per te, esserti documentato.

Ma andiamo con ordine.

La cosa che mi ha veramente scandalizzato ed impressionato, invece, è stato l'intervento dell'amico, per sua stessa ammissione, Tommaso RESTA. Il suo argomentare, infatti, è animato da un insolito livore e da considerazioni degne della politica del terzo mondo. Egli confonde, come si suol dire, lucciole per lanterne, invocando una sorta di separazione tra l'impresa e la politica che nulla ha a che vedere nella questione che ci occupa. E per sostenere tanto arriva a contraddire il suo nobile animo affermando che chi fa politica deve vivere solo di politica e, quindi, dalla politica. Per cui lui non dovrebbe fare l'avvocato, Ammaturo cessare l'attività di imprenditore precedente alla nota società e così via. Conoscendo abbastanza bene il collega, ritengo che egli, nel suo ragionamento, sia stato forzato da qualche suggeritore o pseudo tale che gli ha propinato, della vicenda, una dimensione surreale. Diversamente dovrei ricredermi su alcune sue doti.

Il problema, dico a lui e a gli altri, non è quello del politico che fa l'imprenditore o dell'imprenditore che fa politica; ma, come sempre, delle regole. Per cui l'imprenditore che vuole fare politica non deve nascondersi dietro il suo ruolo e deve scendere nell'agone al pari di tutti gli altri mettendo in conto di essere contestato, criticato, attaccato e non sempre condiviso.

Al pari il politico che vuole fare impresa lo deve fare alla luce del sole perchè tutti possano vedere se la sua attività sia o meno favorita dal suo ruolo politico o istituzionale.

Credo, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, che nel caso di COMPENSA il sottoscritto non si sia nascosto, come probabilmente fanno altri, nè con prestanomi, nè con fiduciarie nè con altri sistemi.

Vedi Giuseppe (mi consentirai di continuare a rivolgermi a te) nella mia esistenza ho avuto due grandi maestri: uno di vita nella persona di mio padre ed uno di politica nella persona del compinato Pinuccio Tatarella. Mio padre mi ha insegnato a non rubare, a non corrompere, a non farsi corrompere, alla lealtà, alla coerenza ed al rispetto del prossimo anche di quello che non si condivide. Io credo di aver rispettato il suo insegnamento.

Pinuccio TATARELLA, invece, mi ha sempre detto: "Ricordati, prima di dire o fare qualcosa, pensa se quello che dici o che fai potresti dirlo o farlo in piazza. Se la risposta è sì vai avanti".

Ho tenuto presente anche questo grande insegnamento per cui ho ritenuto che la mia iniziativa fosse, ne sono convinto ancora oggi, assolutamente legittima, lecita e non viziata da inopportunità.

Per finire.

Quello che si vuole fare non è assolutamente un inceneritore, impianti dei quali, per altro, abbiamo estremo bisogno e per i quali io sono favorevole a condizione che rispettino l'ambiente, bensì un impianto di produzione di energia alimentato da CDR che non immette alcun veleno nell'atmosfera perchè utilizza un procedimento (pirolitico) antico come il mondo. La procedura per tale impianto è assolutamente normata dalla legge e non prevede atti discrezionali o quant'altro da parte della politica.

Come diceva il cantante: tutto il resto è noia. Io dico sono fesserie più o meno in mala fede.

Una postilla. L'unico che ci ha azzeccato è stato Modugno che nella sua inimitabile bacheca ha intitolato: quattro amici al bar. E' vero. L'idea è nata questa estate in un bar dove quotidianamente ci incontravamo con alcuni amici discutendo, tra le altre cose, anche di cosa si poteva fare per aiutare il nostro territorio.

Ti ringrazio per l'ospitalità.

Cordialmente

LUIGI VITALI

venerdì 14 dicembre 2007

Finanziaria 2008

Cari amici,

torno ad intervenire sul blog dopo che una intensa attività parlamentare mi ha, di fatto, impedito di aggiornarvi su quanto sta succedendo in questo ultimo periodo.

E’ importante che sappiate che, ancora una volta, il Governo Prodi ricorre alla fiducia per far passare la Legge Finanziaria 2008, delegittimando e spodestando il Parlamento della sua precipua finalità legislativa.

Ma questo è il problema minore. Se la Legge Finanziaria avesse risposto alle aspettative degli Italiani e soprattutto dei meno abbienti e del Mezzogiorno, il non averla discussa adeguatamente in parlamento sarebbe stato un sacrificio ben ripagato.

La verità è che, ancora una volta, siamo in presenza di una Finanziaria pasticciata, frutto di compromessi all’interno della maggioranza di governo e non di risposte ai bisogni della gente.
Il comparto sicurezza è stato saccheggiato con delusione degli operatori e con ripercussioni negative sul senso di sicurezza invocato a gran voce dagli Italiani.

La nostra Difesa è ormai un colabrodo per la mancanza di fondi che consentano non dico l’ammodernamento dei mezzi e delle attrezzature, ma almeno la manutenzione dell’esistente.
La Giustizia si regge sul senso di responsabilità degli addetti e non ha fondi nemmeno per l’ordinaria amministrazione.

Il Sud fa la parte della bella addormentata nel bosco. Non solo vengono sottratte risorse già assegnate, ma, addirittura vengono fatte slittare misure già decise. E potremmo continuare.
Il tutto nell’assoluta indifferenza, o quasi, dei parlamentari meridionali.

Eravamo stati facili profeti allorché stigmatizzammo l’intervento del Presidente del Consiglio Prodi in occasione dell’inaugurazione della Fiera del Levante nel settembre 2006. 100 miliardi per il Sud egli disse. 100 miliardi per il Sud d’Europa e non per il Sud d’Italia gli rispondemmo.

Se la situazione non fosse veramente tragica verrebbe da ridere per l’inconcludenza e l’incapacità di questa maggioranza di affrontare e risolvere i problemi sul tappeto. Dopo il 2013 (ultima data per attirare finanziamenti europei), sarà praticamente impossibile colmare il gap del Mezzogiorno con il resto d’Italia e dell’Europa.

A tutto ciò si aggiunga il deprezzamento del valore dei salari rispetto al costo della vita; una politica di adeguamento dei contratti inferiore all’inflazione reale; una spesa pubblica fuori controllo e l’assenza di un reale risanamento dei conti pubblici che ci costano 100 miliardi di euro l’anno per il pagamento dei soli interessi sul debito pubblico.

Anche l’ultimo ottimista che nell’aprile 2006 aveva votato Prodi illudendosi che quella scelta fosse per il bene dell’Italia, oggi da un lato si pente amaramente di averlo fatto e dall’altro riconosce che più tempo durerà Prodi, maggiori saranno le conseguenze dannose per il Paese.

Non ci resta, allora, che denunciare all’opinione pubblica i disastri che si stanno consumando; di continuare a fare in Parlamento una battaglia dura ma non preconcetta; di aspettare il dissolvimento di questa maggioranza che da tempo è arrivata al capolinea e che regge ancora grazie al collante del potere. Ma anche questo, prima o poi finirà e tutto il centrosinistra cadrà nella voragine del dissenso che in questi quasi due anni è stato capace di creare nella nostra società.

lunedì 26 novembre 2007

Lettera aperta al Direttore del "Nuovo Quotidiano di Puglia"

Egregio Direttore,

da qualche giorno a questa parte, e precisamente dai 19 novembre u.s., assistiamo, sulla stampa locale, ad una serie di interventi miranti a declinare il futuro, anche prossimo, di Forza Italia. Ciò, chiaramente, deve essere attribuito all’annuncio fatto, proprio domenica 18 novembre, dal Presidente BERLUSCONI circa la necessità di costituire no nuovo e più grande partito dei moderai nel nostro Paese.

Non di meno non possono essere altri a stabilire se, come e quando Forza Italia transiterà in questo nuovo soggetto politico.

Mi permetto, allora, visto l'interesse che la questione sta suscitando, di portare qualche chiarimento che non è frutto della mia immaginazione ma di quanto BERLUSCONI in persona ha comunicato giorni addietro all'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Forza Italia di Camera, Senato ed Europarlamento.

Innanzitutto va chiarito che Fora Italia non è affatto sciolta o dissolta o liquidata o quant’altro alcuni, in buona o mala fede, vanno dicendo in questi giorni. Forza Italia continua la sua fase congressuale che, a questo punto, rappresenterà la preparazione all'adesione al nuovo soggetto politico nel quale la classe dirigente di questo partito in uno ai suoi rappresentanti istituzionali, rappresenteranno la quota più consistente.

Le motivazioni di questa scelta del capo dell'attuale opposizione le ha indicate lo stesso Berlusconi che, per tanto, non necessita né di traduzioni né di interpretazioni.
Il rifiuto degli alleati storici di F.I. di entrare a far patte di questo nuovo soggetto politico non toglie assolutamente nulla alla privilegiata e primaria interlocuzione che con questi partiti avrà la nuova formazione politica.

La disponibilità offerta dal presidente BERLUSCONI di trattare con il segretario del Partito Democratico, finalizzata esclusivamente all'individuazione di una nuova legge elettorale ampiamente condivisa, non può e non deve far ritenere che il Partito Democratico possa essere necessariamente l'alleato della nuova formazione. Bensì, rappresenta la constatazione che non si è stati capaci di realizzare una riforma elettorale che potesse garantire la governabilità senza condizionamenti estremi e senza la necessità di alleanze quasi contro natura (come quelle presenti nell'attuale centrosinistra).

Il ritorno al proporzionale con quota di sbarramento è un male minore rispetto a quello attuale e necessario per formare alleanze omogenee in grado di realizzare le grandi riforme delle quali ha bisogno il nostro Paese.

Tutto il resto sono congetture o valutazioni rispettabili ma personali o disegni per destabilizzare anche il quadro locale.

A questo proposito mi preme sottolineare che sarà pure finita la Casa delle Libertà ma non è assolutamente conclusa l'esperienza del centrodestra soprattutto quando, come nella nostra Regione e nella nostra provincia, tale esperienza è priva, al suo interno, di corpi estranei, politicamente parlando,

Tutte le ipotesi, pertanto, che giornalmente si fanno sul destino del Comune di Brindisi mi sembrano francamente forzate come forzata è l’interpretazione secondo la quale gli eventi nazionali si siano abbattuti sulle vicende locali quasi a modificare gli assetti della maggioranza. Tutto questo non è vero e se difficoltà ci sono al Comune capoluogo o in altre realtà queste attengono a vicende, fatti ed equilibri che nulla hanno che vedere con l’evoluzione politica nazionale.

La ringrazio per la Sua attenzione ma ritengo di aver portato un po' di chiarezza e di aver aperto anche un dibattito fondato su fatti e dati certi.

Distinti saluti.

On. Luigi Vitali

venerdì 16 novembre 2007

La nostra non è una città di criminali

Francavilla come i Quartieri Spagnoli? Sono stati in molti a rifiutare l'accostamento, a trovarlo esagerato, non pertinente, non calzante, inadeguato, fuori luogo e co­munque né reale né realistico. Non ci sta neppure l'On. Luigi Vitali: "La situazione di Francavilla non è assolu­tamente paragonabile a quella della città di Napoli, o perlomeno di certi suoi quar­tieri". Così risponde perento­rio, commentando l'ardito parallelo che accosta la città degli Imperiali alla città degli Angioini, l'avvocato Luigi Vitali, consigliere comunale di lungo corso, parla­mentare da tre legislature, eletto sempre nelle liste di Forza Italia (partito per il quale è in corsa per la carica di coordinatore provinciale), già Sottosegreta­rio alla Giustizia nell'ultimo governo Berlusconi, ed attual­mente vice presidente della Commissione Giustizia, non­ché componente della Commissione Antimafia. "Abbiamo assistito negli ul­timi anni ad episodi isolati (un omicidio, un duplice omicidio e, in ultimo, qualche settimana fa un ferimento) riconducibili più che altro a equilibri all'interno dei clan malavitosi non di Francavilla ma della provincia, e non sono affatto indicatori di una fenomenologia criminale francavillese. La situazione è sotto controllo. E'innegabile che siano aumentati i furti d'auto e i furti negli apparta­menti, ma dietro questo c'è una situazione di disagio so­ciale che investe non solo Francavilla, bensì l'intera provincia, la regione, il Paese". Quindi secondo l'Onorevole, più che di un giustificato allarme, si tratta di allarmismo, e quando all'On. Vitali ricordiamo la visita pro­prio a Francavilla dell'On. Francesco Forgione, presi­dente della Commissione An­timafia della quale anch'egli fa parte, ci dice: "La visita del Presidente della Commissione Antimafia non ha niente a che fare con un pre­sunto allarme criminalità. Forgione è stato invitato per parlare di legalità e lavoro nero. Il lavoro nero, quello sì, è la vera piaga di questa città! Piaga che resta aperta. Ma su questo tema è innanzi­tutto la classe impren­ditoriale che dovrebbe interrogarsi. Si possono e si debbono predi­sporre verifiche e controlli in certi settori malati dell'eco­nomia. E si deve lavorare per abbattere il muro della com­piacenza tra sfruttatori e sfruttati". Poi con l'Onore­vole allarghiamo il campo: spostando lo sguardo dalla si­tuazione del territorio francavillese a quella nazionale le cose cambiano, anzi si invertono; non più allarmismo in­giustificato, ma allarme ed emergenza legalità. Spiega Vi­tali: "Due terzi dei detenuti delle carceri della Lombardia sono stranieri, per stranieri intendo comunitari ed extra-comunitari. In tutta Italia un terzo dei detenuti è straniero. Questa gente, che entra nel nostro Paese senza alcun controllo, costituisce un vero e proprio serbatoio di criminalità,una manovalanza per la criminalità organiz­zata. I provvedimenti estemporanei, come il decreto legge di questi giorni, sono oltre che tardivi alta­mente insufficienti. La sicu­rezza non è una bandiera di destra o di sinistra, la man­canza di sicurezza genera paura, la paura genera paura. La paura più grande ora è che ci si lasci sedurre dalla ricerca del capro, o del popolo (in questo caso quello rumeno) espiatorio. La xenofobia non si giustifica con niente e si sposa facilmente con la stupi­dità e con l'ignoranza.

Intervista di Maria Angelotti
Da "Il Gallo", 17/30 novembre 2007 pag. 4