venerdì 14 dicembre 2007

Finanziaria 2008

Cari amici,

torno ad intervenire sul blog dopo che una intensa attività parlamentare mi ha, di fatto, impedito di aggiornarvi su quanto sta succedendo in questo ultimo periodo.

E’ importante che sappiate che, ancora una volta, il Governo Prodi ricorre alla fiducia per far passare la Legge Finanziaria 2008, delegittimando e spodestando il Parlamento della sua precipua finalità legislativa.

Ma questo è il problema minore. Se la Legge Finanziaria avesse risposto alle aspettative degli Italiani e soprattutto dei meno abbienti e del Mezzogiorno, il non averla discussa adeguatamente in parlamento sarebbe stato un sacrificio ben ripagato.

La verità è che, ancora una volta, siamo in presenza di una Finanziaria pasticciata, frutto di compromessi all’interno della maggioranza di governo e non di risposte ai bisogni della gente.
Il comparto sicurezza è stato saccheggiato con delusione degli operatori e con ripercussioni negative sul senso di sicurezza invocato a gran voce dagli Italiani.

La nostra Difesa è ormai un colabrodo per la mancanza di fondi che consentano non dico l’ammodernamento dei mezzi e delle attrezzature, ma almeno la manutenzione dell’esistente.
La Giustizia si regge sul senso di responsabilità degli addetti e non ha fondi nemmeno per l’ordinaria amministrazione.

Il Sud fa la parte della bella addormentata nel bosco. Non solo vengono sottratte risorse già assegnate, ma, addirittura vengono fatte slittare misure già decise. E potremmo continuare.
Il tutto nell’assoluta indifferenza, o quasi, dei parlamentari meridionali.

Eravamo stati facili profeti allorché stigmatizzammo l’intervento del Presidente del Consiglio Prodi in occasione dell’inaugurazione della Fiera del Levante nel settembre 2006. 100 miliardi per il Sud egli disse. 100 miliardi per il Sud d’Europa e non per il Sud d’Italia gli rispondemmo.

Se la situazione non fosse veramente tragica verrebbe da ridere per l’inconcludenza e l’incapacità di questa maggioranza di affrontare e risolvere i problemi sul tappeto. Dopo il 2013 (ultima data per attirare finanziamenti europei), sarà praticamente impossibile colmare il gap del Mezzogiorno con il resto d’Italia e dell’Europa.

A tutto ciò si aggiunga il deprezzamento del valore dei salari rispetto al costo della vita; una politica di adeguamento dei contratti inferiore all’inflazione reale; una spesa pubblica fuori controllo e l’assenza di un reale risanamento dei conti pubblici che ci costano 100 miliardi di euro l’anno per il pagamento dei soli interessi sul debito pubblico.

Anche l’ultimo ottimista che nell’aprile 2006 aveva votato Prodi illudendosi che quella scelta fosse per il bene dell’Italia, oggi da un lato si pente amaramente di averlo fatto e dall’altro riconosce che più tempo durerà Prodi, maggiori saranno le conseguenze dannose per il Paese.

Non ci resta, allora, che denunciare all’opinione pubblica i disastri che si stanno consumando; di continuare a fare in Parlamento una battaglia dura ma non preconcetta; di aspettare il dissolvimento di questa maggioranza che da tempo è arrivata al capolinea e che regge ancora grazie al collante del potere. Ma anche questo, prima o poi finirà e tutto il centrosinistra cadrà nella voragine del dissenso che in questi quasi due anni è stato capace di creare nella nostra società.

lunedì 26 novembre 2007

Lettera aperta al Direttore del "Nuovo Quotidiano di Puglia"

Egregio Direttore,

da qualche giorno a questa parte, e precisamente dai 19 novembre u.s., assistiamo, sulla stampa locale, ad una serie di interventi miranti a declinare il futuro, anche prossimo, di Forza Italia. Ciò, chiaramente, deve essere attribuito all’annuncio fatto, proprio domenica 18 novembre, dal Presidente BERLUSCONI circa la necessità di costituire no nuovo e più grande partito dei moderai nel nostro Paese.

Non di meno non possono essere altri a stabilire se, come e quando Forza Italia transiterà in questo nuovo soggetto politico.

Mi permetto, allora, visto l'interesse che la questione sta suscitando, di portare qualche chiarimento che non è frutto della mia immaginazione ma di quanto BERLUSCONI in persona ha comunicato giorni addietro all'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Forza Italia di Camera, Senato ed Europarlamento.

Innanzitutto va chiarito che Fora Italia non è affatto sciolta o dissolta o liquidata o quant’altro alcuni, in buona o mala fede, vanno dicendo in questi giorni. Forza Italia continua la sua fase congressuale che, a questo punto, rappresenterà la preparazione all'adesione al nuovo soggetto politico nel quale la classe dirigente di questo partito in uno ai suoi rappresentanti istituzionali, rappresenteranno la quota più consistente.

Le motivazioni di questa scelta del capo dell'attuale opposizione le ha indicate lo stesso Berlusconi che, per tanto, non necessita né di traduzioni né di interpretazioni.
Il rifiuto degli alleati storici di F.I. di entrare a far patte di questo nuovo soggetto politico non toglie assolutamente nulla alla privilegiata e primaria interlocuzione che con questi partiti avrà la nuova formazione politica.

La disponibilità offerta dal presidente BERLUSCONI di trattare con il segretario del Partito Democratico, finalizzata esclusivamente all'individuazione di una nuova legge elettorale ampiamente condivisa, non può e non deve far ritenere che il Partito Democratico possa essere necessariamente l'alleato della nuova formazione. Bensì, rappresenta la constatazione che non si è stati capaci di realizzare una riforma elettorale che potesse garantire la governabilità senza condizionamenti estremi e senza la necessità di alleanze quasi contro natura (come quelle presenti nell'attuale centrosinistra).

Il ritorno al proporzionale con quota di sbarramento è un male minore rispetto a quello attuale e necessario per formare alleanze omogenee in grado di realizzare le grandi riforme delle quali ha bisogno il nostro Paese.

Tutto il resto sono congetture o valutazioni rispettabili ma personali o disegni per destabilizzare anche il quadro locale.

A questo proposito mi preme sottolineare che sarà pure finita la Casa delle Libertà ma non è assolutamente conclusa l'esperienza del centrodestra soprattutto quando, come nella nostra Regione e nella nostra provincia, tale esperienza è priva, al suo interno, di corpi estranei, politicamente parlando,

Tutte le ipotesi, pertanto, che giornalmente si fanno sul destino del Comune di Brindisi mi sembrano francamente forzate come forzata è l’interpretazione secondo la quale gli eventi nazionali si siano abbattuti sulle vicende locali quasi a modificare gli assetti della maggioranza. Tutto questo non è vero e se difficoltà ci sono al Comune capoluogo o in altre realtà queste attengono a vicende, fatti ed equilibri che nulla hanno che vedere con l’evoluzione politica nazionale.

La ringrazio per la Sua attenzione ma ritengo di aver portato un po' di chiarezza e di aver aperto anche un dibattito fondato su fatti e dati certi.

Distinti saluti.

On. Luigi Vitali

venerdì 16 novembre 2007

La nostra non è una città di criminali

Francavilla come i Quartieri Spagnoli? Sono stati in molti a rifiutare l'accostamento, a trovarlo esagerato, non pertinente, non calzante, inadeguato, fuori luogo e co­munque né reale né realistico. Non ci sta neppure l'On. Luigi Vitali: "La situazione di Francavilla non è assolu­tamente paragonabile a quella della città di Napoli, o perlomeno di certi suoi quar­tieri". Così risponde perento­rio, commentando l'ardito parallelo che accosta la città degli Imperiali alla città degli Angioini, l'avvocato Luigi Vitali, consigliere comunale di lungo corso, parla­mentare da tre legislature, eletto sempre nelle liste di Forza Italia (partito per il quale è in corsa per la carica di coordinatore provinciale), già Sottosegreta­rio alla Giustizia nell'ultimo governo Berlusconi, ed attual­mente vice presidente della Commissione Giustizia, non­ché componente della Commissione Antimafia. "Abbiamo assistito negli ul­timi anni ad episodi isolati (un omicidio, un duplice omicidio e, in ultimo, qualche settimana fa un ferimento) riconducibili più che altro a equilibri all'interno dei clan malavitosi non di Francavilla ma della provincia, e non sono affatto indicatori di una fenomenologia criminale francavillese. La situazione è sotto controllo. E'innegabile che siano aumentati i furti d'auto e i furti negli apparta­menti, ma dietro questo c'è una situazione di disagio so­ciale che investe non solo Francavilla, bensì l'intera provincia, la regione, il Paese". Quindi secondo l'Onorevole, più che di un giustificato allarme, si tratta di allarmismo, e quando all'On. Vitali ricordiamo la visita pro­prio a Francavilla dell'On. Francesco Forgione, presi­dente della Commissione An­timafia della quale anch'egli fa parte, ci dice: "La visita del Presidente della Commissione Antimafia non ha niente a che fare con un pre­sunto allarme criminalità. Forgione è stato invitato per parlare di legalità e lavoro nero. Il lavoro nero, quello sì, è la vera piaga di questa città! Piaga che resta aperta. Ma su questo tema è innanzi­tutto la classe impren­ditoriale che dovrebbe interrogarsi. Si possono e si debbono predi­sporre verifiche e controlli in certi settori malati dell'eco­nomia. E si deve lavorare per abbattere il muro della com­piacenza tra sfruttatori e sfruttati". Poi con l'Onore­vole allarghiamo il campo: spostando lo sguardo dalla si­tuazione del territorio francavillese a quella nazionale le cose cambiano, anzi si invertono; non più allarmismo in­giustificato, ma allarme ed emergenza legalità. Spiega Vi­tali: "Due terzi dei detenuti delle carceri della Lombardia sono stranieri, per stranieri intendo comunitari ed extra-comunitari. In tutta Italia un terzo dei detenuti è straniero. Questa gente, che entra nel nostro Paese senza alcun controllo, costituisce un vero e proprio serbatoio di criminalità,una manovalanza per la criminalità organiz­zata. I provvedimenti estemporanei, come il decreto legge di questi giorni, sono oltre che tardivi alta­mente insufficienti. La sicu­rezza non è una bandiera di destra o di sinistra, la man­canza di sicurezza genera paura, la paura genera paura. La paura più grande ora è che ci si lasci sedurre dalla ricerca del capro, o del popolo (in questo caso quello rumeno) espiatorio. La xenofobia non si giustifica con niente e si sposa facilmente con la stupi­dità e con l'ignoranza.

Intervista di Maria Angelotti
Da "Il Gallo", 17/30 novembre 2007 pag. 4